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È una nazione l’Italia a cui, ormai, è rimasto poco da dire. A pranzo e a cena, nel piatto dei contenuti, è rimasto ben poco. È rimasta la fame nervosa degli italiani, quelli che “brava gente che non arriva a fine mese” e quelli che “quando ci stava lui si stava bene”. Ostaggi, ormai, del qualunquismo, della superficialità e vittime, al tempo stesso, delle scelte politiche fatte di slogan a “dimensione di pancia”. Nulla più.

La Commissione

Al Senato, qualche giorno fa, è nata una commissione monocamerale di controllo per combattere razzismo, antisemitismo e ogni forma di istigazione all’odio. Una commissione fortemente voluta da Liliana Segre: la mozione n. 136, prima fimataria la senatrice a vita Liliana Segre, è stata approvata senza i voti di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia che si sono astenuti. Da qui è nata una forte polemica sul fatto che il centrodestra, compatto, non ha votato la mozione di maggioranza. La nuova commissione vuole combattere i cosiddetti hate speech ovvero discorsi d’odio (non solo sulla rete, ma nella vita sociale in genere, negli stadi).

Liliana Segre

La senatrice Liliana Segre non è una persona qualunque. Da bambina fu deportata ad Auschwitz e oggi è una dei 25 piccoli italiani sopravvissuti all’Olocausto. “Speravo che sull’odio in generale il Senato sarebbe stato festante e avrebbe trovato una sintonia generale”, ha detto appena dopo l’approvazione in Aula della Commissione.

I fatti

Dunque, per questi motivi la senatrice Segre si è vista contestare sia sul web che, soprattutto, dai neofascisti di Forza nuova. Una contestazione avvenuta nel corso di un appuntamento pubblico a cui partecipava a Milano. Una vicenda su cui il prefetto Renato Saccone ha deciso prendere provvedimenti assegnando alla Segre la tutela con due carabinieri che la accompagneranno in ogni suo spostamento. Sugli insulti e minacce ricevuti dalla senatrice via web la Procura di Milano ha aperto un’inchiesta allo stato contro ignoti. A occuparsene è il Dipartimento antiterrorismo. Nella lista di offese alla Segre sono finiti circa 200 i messaggi di odio online.

Negata la cittadinanza onoraria a Pescara

 “Mancano i presupposti per dare la cittadinanza onoraria perché manca un legame con il nostro territorio: a questo punto dovremmo conferirla anche ai tanti rappresentanti delle istituzioni che ricevono pubbliche offese e minacce”. Così Vincenzo D’Incecco, capogruppo della Lega al Comune di Pescara, sulla proposta di Marinella Sclocco, consigliera comunale di centrosinistra, di conferire la cittadinanza onoraria a Liliana Segre.  

Che Italia siamo?

La vicenda Segre insegna sicuramente qualcosa. Insegna, ad esempio, che i fatti si piegano davanti alla lente della politica. Il reale viene filtrato dal linguaggio politichese e dall’analisi virtuale dei Social. I fatti diventano altro. Diventano distorsione di una realtà a uso e consumo di interessi di parte al fine di convertire gli slogan in numeri elettorali. È tutta lì la questione. Per un centrosinistra che strumentalizza lo schifoso gesto di Forza Nuova, c’è un centrodestra, nella persona del sindaco di Pescara,  che argomenta il non riconoscimento della cittadinanza alla Segre dicendo che “dovremmo mettere in fila tante persone che hanno subito le stesse vicende”

Una vicenda triste a cui bisognerebbe contrapporre un profondo senso di umanità e rispetto. “La Segre ha un legame universale con Pescara e con ogni città italiana, vista la sua storia e quello che ha subito” ha detto la consigliera di centrosinistra al Comune di Pescara, Marinella Sclocco, promotrice della cittadinanza onoraria alla senatrice. 

Ecco, forse dovremmo ripartire dai valori universali e dall’umanità, appunto.

di Antonio Del Furbo

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