L'Italia si prepara alla guerra: dalla caserma di Camp Ederle di Vicenza si mobilitano uomini e mezzi verso il Baltico
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Arrivano le sanzioni contro la Russia da Usa, Gran Bretagna e Ue. E poi Canada, Australia e Giappone. È la prima reazione alla decisione del presidente russo Vladimir Putin di riconoscere l’indipendenza delle regioni separatiste di Donetsk e Lugansk.

Camp Ederle. La crisi ucraina passa anche per l’Italia. Il vice consigliere per la sicurezza nazionale Usa Daleep Singh, dice che le sanzioni annunciate da Joe Biden saranno inasprite se Mosca procederà con le sue azioni. Evocando tra i prossimi passi il blocco dell’export di materiale tecnologico.

Intanto, dopo il discorso del presidente Biden nella caserma vicentina di Camp Ederle, è iniziata la mobilitazione. Ottocento uomini si sposteranno nel Baltico, per proteggere il nuovo fronte orientale della Nato. Il ponte aereo dallo scalo militare di Vicenza comincerà nelle prossime ore, imbarcando sui quadrimotori Boeing C-17 personale e mezzi leggeri. Entro il weekend saranno tutti sulla linea del nuovo confronto tra Stati Uniti e Russia.

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Il vantaggio della 173ma è quello della mobilità: può essere trasferita in elicottero dovunque la situazione lo richieda.

Da giorni in Piemonte, nei pressi di Usseaux, italiani e americani si addestrano agli scontri in temperature estreme. Un’esercitazione chiamata “bufera di acciaio”, proprio guardando a quello che sta avvenendo nel Nord Europa. Gli Stati Uniti stanno cambiando postura alle loro forze, rischierandole intorno alla Bielorussia, dove l’armata russa non minaccia solo l’Ucraina ma anche i Paesi della Nato. Fanno partire tutti i mezzi disponibili in Europa. Dalla Grecia e dalla Germania 32 elicotteri Apache stanno andando verso Polonia e Lettonia.

Ora tornano alla missione per cui vennero progettati ai tempi della Guerra Fredda: bloccare con i loro missili Hellfire le colonne corazzate russe che avanzano nelle pianure europee.

Il Pentagono ha quasi esaurito le riserve di intervento rapido.

Ben 4.700 uomini dell’82ma divisione, i parà del D-Day in Normandia, hanno preso posizione in Polonia, accompagnando un contingente molto più discreto di squadre delle forze speciali e convertiplani Osprey. Mille soldati e una cinquantina di blindati Stryker sono arrivati in Romania, unendosi alla Cavalleria dell’Aria nella base di Costanza, l’avamposto della Nato sul Mar Nero: lì i mezzi mostrano ancora la colorazione sabbia delle spedizioni irachene. Pure gli intercettori si stanno muovendo dalla Germania e dall’Inghilterra: otto F-16 in Romania, altrettanti F-15 nel Baltico e adesso pure otto F-35 “invisibili ai radar” che andranno a fronteggiare i nuovi Sukhoi 35 di Mosca nei cieli bielorussi.

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La portaerei “Truman”, salpata per pattugliare il Golfo Persico, rimarrà nel Mediterraneo: continuerà a navigare tra Ionio e Adriatico, pronta a far decollare i suoi sessanta cacciabombardieri F-18 Hornet. Altre sei navi da guerra hanno attraversato l’Atlantico a tutta velocità per rispondere al dinamismo della flotta russa nei mari europei.

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