Mafia, blitz in 9 regioni: 91 gli arresti. Boss pronti a sfruttare emergenza Covid
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Cosa nostra siciliana non si è fatta intimidire dai processi e dagli arresti di questi anni che, nel frattempo, ha continuato a reclutare manovalanza. Questa notte, nel nuovo maxi blitz nei confronti della mafia, è stato arrestato anche Daniele Santoianni, ex broker di una società fallita ed ex concorrente del Grande fratello 10. 

Con la chiusura dell’esperienza televisiva, Santoianni aveva iniziato a fare da prestanome in una società per la vendita del caffè. L’uomo, che è ai domiciliari, è accusato dalla procura di Palermo e dal nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza di essere l’anello importante della grande macchina di riciclaggio. Una ragnatela d’interessi costruita fra Palermo e Milano dai rampolli del clan Fontana, storica famiglia di mafia, da qualche residente in Lombardia.

L’operazione

Nella notte è scattata l’operazione con 91 ordinanze di custodia cautelare in carcere. A Palermo, i fedelissimi del clan dell’Acquasanta, zona ovest della città, gestivano estorsioni, controllavano le gare all’interno di alcuni ippodromi, e si erano anche infiltrati in una cooperativa che lavora ai Cantieri navali del capoluogo siciliano.

I registi, invece, stavano in Lombardia. Si tratta dei fratelli Fontana: Gaetano, Giovanni e Angelo. Non solo: c’erano i figli di don Stefano, uno dei fedelissimi del capo dei capi Totò Riina. In manette anche la figlia del boss dell’Acquasanta, Rita, e la moglie, Angela Teresi. 

L’indagine

L’indagine è stata coordinata dal procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Salvatore De Luca, dai sostituti Amelia Luise, Dario Scaletta e Roberto Tartaglia. Si tratta di un filone su cui aveva iniziato a indagare il giudice Giovanni Falcone alla fine degli anni Ottanta. Un territorio dei boss dell’Acquasanta, quello di vicolo Pipitone, in cui c’era la base operativa dei killer di Totò Riina.  

L’allarme

“I clan sono pronti ad approfittare della situazione attuale, sono sempre pronti a dare la caccia ad aziende in stato di necessità” ha scritto nel provvedimento il gip Piergiorgio Morosini. “Con la crisi di liquidità di cui soffrono imprenditori e commercianti, i componenti dell’organizzazione mafiosa potrebbero intervenire dando fondo ai loro capitali illecitamente accumulati per praticare l’usura e per poi rilevare beni e aziende con manovre estorsive, in tal modo ulteriormente alterando la libera concorrenza”. Oltre agli arresti sono scattati anche sequestri di società e immobili per 15 milioni di euro.

Milano

Nel 2019 era stata sequestrata una gioielleria dei Fontana a Milano, in via Felice Cavallotti, nel cosiddetto “quadrilatero della moda”. I rampolli di Cosa nostra erano sempre in cerca di nuovi affari, per riciclare i soldi provenienti da Palermo. Gaetano era stato scarcerato tre anni fa, la gioielleria l’aveva intestata alla convivente. E poi aveva pure acquistato degli appartamenti in alcune zone residenziali. Ma il vero business su cui puntava Gaetano era quello del caffè. La prima fase è stata quella di cercare aziende della produzione, poi aveva scelto di investire solo sulla distribuzione. Sono tre le società sequestrate: due a Milano, una Palermo. Una amministrata ufficialmente dall’ex concorrente del Grande fratello.

Gli investigatori hanno ricostruito i passaggi di denaro e i nuovi investimenti che stavano per partire. “Cosa nostra spa” non conosce crisi.

L’uomo di Palermo

A Palermo i Fontana avevano il loro uomo: Giovanni Ferrante. Nel suo curriculum una condanna per mafia nel 2016. Le intercettazioni e i pedinamenti hanno messo alla luce la sua presenza all’interno del clan. Ferrante aveva la passione per i purosangue che faceva correre, a modo suo, nei circuiti italiani. Le intercettazioni della Guardia di finanza hanno messo alla luce gare truccate negli ippodromi di Torino, Villanova D’Albenga (Savona), Siracusa, Milano e Modena. Gli episodi risalgono a due anni fa. Alcuni fantini sarebbero stati corrotti, altri avvicinati, per non vincere. 

Nuovi equilibri

A Palermo, intanto, le cosche riprendono i traffici internazionali di stupefacenti, come non accadeva dagli anni Ottanta. Soldi, quelli della droga e delle scommesse on line, in grado di ridare linfa vitale alla mafia.

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