Mancini, "la criminalità romana fa affari con il settore pubblico"
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In mezzo alla “bandaccia” c’è stato e c’è di tutto. Ci sono uomini dello Stato e criminali. La storia ha scritto poco su quegli anni in cui i rapporti e le relazioni tra politica e mafia s’intrecciavano e su cui – spesso – si aveva un obiettivo comune.

Nella seconda parte dell’intervista rilasciata a Zone d’Ombra Tv, Antonio Mancini – tra i fondatori della Banda della Magliana – racconta un altro spaccato di quell’Italia che ha terrorizzato e tenuto sotto scacco l’intero Stato italiano.

Nella prima puntata Mancini ha detto che il gruppo della Banda della Magliana era unito “unito da ideali, amicizia e soldi. Volevamo Roma e ce la siamo presa”. Oggi spiega che la Banda ha cambiato pelle: ci sono quelli che erano i fiancheggiatori dell’associazione mafiosa e personaggi che vivevano – all’epoca – all’ombra dei capi, di De Pedis ad esempio. Una ricostruzione che però non è piaciuta al giudice che arrestò la Banda – Otello Lupacchini – e che ha dichiarato che “parlare di banda della Magliana sopravvissuta è un’idiozia. Qualcuno può averne riciclato reputazione criminale, carica di violenza ma non è la vecchia banda che aveva una sua specificità e, soprattutto, una collocazione socio-politica senza uguali”.

Probabilmente le dichiarazioni sono diverse ma – forse – i contenuti in alcuni punti coincidono.

la domanda sorge spontanea: perché si parla l’idiozia? Dov’è nascosto l’idiota?

“Oggi è meglio fare affari con l’Anas e i Verdini – aggiunge Mancini – che con gli immigrati e lo spaccio”.

LA PRIMA PUNTATA

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