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L’elezione del nuovo Presidente della Repubblica mi fa tornare in mente quella di Papa Francesco. Pochi secondi dopo la sua nomina venne dato in pasto al ‘popolino’, che tutto beve e tutto mangia, informazioni circa collaborazioni del gesuita con il regime dittatoriale. Peccato che la storia raccontata dai ‘poliziotti dell’informazione’ era parziale.

La giustizia penale avviò, infatti, una causa nei confronti di Bergoglio per il caso di Elena de La Cuadra, figlia di una delle cofondatrici delle Abuelas de Plaza de Mayo, sparita quando era incinta. Fu citato inoltre, anche in una causa penale aperta in Francia per il sequestro e l’omicidio del sacerdote Gabriel Longueville, nel 1976. E cosa sancì la giustizia? Che sul suo operato non c’erano macchie. Eppure è bastato che un giornalista argentino, tale Horacio Verbitsky, raccogliesse testimonianze più o meno credibili cosicché tutti i giornali riprendessero la notizia (?). 

“Il nuovo papa Bergoglio: la dittatura argentina e le ombre sul passato” scriveva ‘Il Fatto’ che commentava:”Sulla sua biografia pesa il silenzio della Chiesa negli anni in cui il regime dei generali uccise 9mila oppositori”. Quindi l’affondo:“Ombre su Bergoglio riguardano il periodo della dittatura militare(1976-83). Tutta la gerarchia ecclesiastica argentina non fece una gran figura in quel periodo”. A quel punto la frittata fu fatta e la valanga di fango partì. Ma Verbitsky nel suo libro ‘Il volo’ aveva documenti tali da aprire un dibattito internazionale sull’opportunità di eleggere Bergoglio a Papa? “Non ci sono testimonianze che lo inchiodano” dichiarò. 

Oggi è la volta di Sergio Mattarella, neo Presidente della Repubblica e con un passato democristiano. E proprio questa fede allo scudo crociato gli è costato un po’ (siamo a poche ore dalla sua elezione) di fango su alcuni organi d’informazione. “Il padre accusato di essere vicino alla mafia, il fratello presidente della Regione Sicilia ucciso da Cosa Nostra e morto tra le sue braccia” ci spiega il solito ‘Fatto’. Uno che si è inventato il Mattarellum con cui ha condotto l’Italia “nelle sabbie mobili del berlusconismo” aggiunge il quotidiano della triade Padellaro-Gomez-Travaglio. Sergio figlio di quel Bernardo, tra i fondatori della Dc, “macchiato dai sospetti sui rapporti con gli esponenti della vecchia mafia siciliana”.

Il Giornale invece lo ritrae come un antiberlusconiano doc, riportando alcune sue dichiarazioni. Il 23 maggio del 1994, appena formatosi il primo governo Berlusconi, così parlava Mattarella del presidente del Consiglio:Il lupo, ammonisce un antico detto, perde il pelo ma non il vizio. Il lupo in questo caso risponde al nome di Silvio Berlusconi. E il vizio è quello di ricorrere ai sondaggi fasulli. Il suo programma politico? Ha tratti illiberali”. Parole altrettanto dure pronunciava Mattarella nei confronti di Forza Italia:Forza Italia nei Popolari europei? Mi sembra un incubo irrazionale. Il partito europeo si fonda sul senso della misura, e questi di Forza Italia non ne hanno, evocano il comunismo tentando di tenere l’Italia ingabbiata in schemi di mezzo secolo fa”. Sul Pd, ovviamente, aveva le idee chiare:”Il manifesto del Pd è un documento proiettato sul futuro, rivolto in particolare ai giovani. Il Pd è necessario perché il nostro Paese ha bisogno di un baricentro nel sistema politico”.

Forse l’Italia uscirà dal guado nel momento in cui ognuno di noi penserà al bene comune. Forse.

Antonio Del Furbo

 

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