Meta, il potere italiano di Mark Zuckerberg e le lobby delle relazioni.
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In Italia il gruppo Meta di Mark Zuckerberg ignora molte cose, tra cui i danni alla salute mentale dei ragazzi. Ed è proprio in Italia che si arruolano clienti che macinano miliardi: 38 milioni di iscritti a Facebook, 33 a Whatsapp, 30 a Instagram. Ricavi stimati di oltre un miliardo di euro, 1,7 milioni di euro di tasse pagate, una mancia per lo Stato.

Tutto succede perché il gruppo Meta, come documenta l’inchiesta de L’Espresso, ha instaurato e conservato in Italia un sistema di relazioni, spesso sotterraneo, che gli permette di condizionare i suoi interlocutori pubblici e privati. I cosiddetti soggetti interessati. Quelli che possono contestare, protestare, indignarsi e spaventare gli utenti. Facebook li ha raggiunti, li ha finanziati, li ha coinvolti, li ha ascoltati. E negli ultimi anni ha sfruttato Binario F, una sorta di segmento culturale di Facebook, di fatto uno strumento di lobby, aperto alla stazione Termini di Roma tre anni fa e poi trasferitosi su internet per la pandemia.

Prevenzione

Il gruppo Meta ha un rapporto complesso con i dati dei suoi iscritti. In Italia il principale centro di ricerca si chiama Istituto italiano privacy. Viene finanziato da “persone fisiche, studi legali, aziende anche multinazionali e dalla Commissione Europea all’interno del programma Orizzonte 2020”. Per formare e aggiornare gli esperti della privacy, l’Istituto propone un corso avanzato per “maestro della protezione dei dati”. A ottobre è cominciata la terza edizione. Le prime due hanno impegnato 850 discenti per un totale di 400 ore di insegnamento. Apprendimento gratuito. Perché semplicemente paga Zuckerberg.

I nomi

Educatori e genitori si domandano come contenere il fenomeno del bullismo sui social che si può manifestare su Facebook, su Instagram o anche con un messaggino su Whatsapp. Per questo l’Istituto italiano per la privacy, in collegamento col Garante, ha creato il “Centro italiano anti cyber bullismo” grazie ai soldi di Facebook, Microsoft e Google. Il consiglio (advisory board) di Binario F, un comitato scientifico che si riunisce un paio di volte all’anno e i cui componenti non percepiscono compensi, è un manuale per le buone maniere lobbistiche. Il tema bambini è delicato. In Binario F c’è il professor Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro e membro della commissione vaticana di papa Francesco per la tutela dei minori. Telefono Azzurro e Binario F hanno condiviso numerosi progetti.

In Binario F c’è l’avvocato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori. Nel marzo del 2018, infatti, Dona segnalò all’Antitrust una pratica commerciale scorretta che ha portato a una multa di 7 milioni di euro a Facebook. “È una nostra vittoria!”, esultava due anni fa l’avvocato. A dicembre scorso lo stesso Dona ha concluso il ciclo di sette episodi del podcast “Innovazione quotidiana”, realizzato con il gruppo Meta, per “diffondere informazioni utili per un utilizzo responsabile dei social”, fanno sapere all’Espresso fonti ufficiali dell’azienda di Zuckerberg.

Il Cda di Binario F

Il consiglio di Binario F sta per essere rinnovato. L’attuale presidente è il banchiere, accademico e politico Francesco Profumo. C’è poi la professoressa Maria Cristina Messa, ex rettore della Bicocca di Milano e odierno ministro dell’Università. Al ministero dell’Economia e all’Agenzia per il digitale si occupava di innovazione anche il direttore generale Francesco Paolo Schiavo, da febbraio in servizio al ministero del Turismo, e ormai in uscita dal consiglio di Binario F.

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Il gruppo Meta ha infittito il dialogo con le istituzioni che a lungo hanno sottostimato le multinazionali della Rete. Ha dialogato molto con il Garante della Privacy. Ha fornito i migliori dirigenti all’Autorità di garanzia per le comunicazioni (Agcom) per “allenare” – con i soliti corsi – i politici alla campagna elettorale delle Regionali e per il Referendum costituzionale dell’autunno 2020.

Binario F, 900 metri quadri tra le mura della stazione Termini di Roma, è il luogo fisico della lobby Facebook. È uno spazio “a disposizione di studenti, imprenditori, aziende, sviluppatori (…) per migliorare le proprie conoscenze digitali e impararne di nuove”.

In sostanza Binario F plasma l’universo digitale in cui si muovono aziende, istituzioni e cittadini per farne strumenti utili allo sviluppo del più influente social network del pianeta. La struttura destinata a ospitare “corsi, seminari e programmi formativi” è stata inaugurata nell’ottobre del 2018. Da allora, dicono al gruppo Meta, almeno 150 mila italiani hanno partecipato alle iniziative di Binario F. 

Il social di Zuckerberg ha concesso la sua piattaforma, e il suo marchio, per promuovere luoghi, eventi, conferenze, attività culturali: il Parco dei Castelli Romani e la Reggia di Caserta, il Mart di Rovereto e il Teatro San Carlo di Napoli. Anche i comuni di Genova, Orvieto, Rovigo, Trieste hanno scelto Binario F come veicolo di promozione turistica. Il logo di Facebook ha poi accompagnato le conferenze sugli argomenti più disparati: violenza sulle donne, cambiamenti climatici, salute mentale al tempo della pandemia. Lo spazio all’interno della stazione Termini dovrebbe infine diventare, almeno nelle intenzioni, una palestra per le aziende alle prese con la trasformazione digitale dei loro affari.

Binario F e LVenture group

Binario F ha incrociato il percorso di LVenture group, azienda quotata in Borsa partecipata da Luiss, l’università controllata dalla Confindustria. Nel settembre scorso è stato siglato l’accordo tra il gruppo Meta e LuissEnLabs, l’acceleratore di startup che fa capo a LVenture e Luiss. L’intesa permette alle aziende appena nate di finire sotto l’ala di Facebook, che si impegna a supportarne lo sviluppo. La multinazionale di Zuckerberg mette il suo marchio sulle imprese innovative della scuderia di LuissEnLabs e allo stesso tempo si garantisce un legame con il mondo di Confindustria. Il protagonista del patto è Luigi Capello, socio principale e l’amministratore delegato di LVenture. Anche Capello siede nel consiglio di Binario F, di cui è anche il padrone di casa.

Se qualcuno scoprisse o si convincesse che i social sono pericolosi, sarebbe un bel guaio per Zuckerberg.

Quindi il gruppo Meta si preoccupa anche di confermare il suo modello e di renderlo sempre più inscalfibile. Deve piacere ai pensionati, ai professionisti, alle nuove generazioni. L’ex ministra Giovanna Melandri, presidente del Maxxi, ha trascinato a Binario F e ideato con Facebook le attività per gli studenti liceali del museo delle arti contemporanee di Roma. Il punto di contatto tra Facebook e le istituzioni italiane (incluso il governo) è Pa Social. Si tratta di un’associazione di comunicatori esperti di social, perlopiù portavoce di ministeri, enti pubblici, aziende partecipate. Il presidente è Francesco Di Costanzo. Che addestra la pubblica amministrazione su mandato del gruppo Meta.

A settembre Pa Social, che ha fra i suoi iscritti comunicatori in servizio nei ministeri del governo di Mario Draghi, ha lanciato la Fondazione Italia Digitale per essere centrale durante la ricchissima transizione digitale finanziata con le risorse e i prestiti europei del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Nel giorno del varo di Fondazione Italia Digitale c’era l’intero dicastero dell’Innovazione col ministro Vittorio Colao e la sottosegretaria Assuntella Messina, il ministro Patrizio Bianchi (Istruzione), la sottosegretaria Anna Ascani (Sviluppo economico).

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