Politica e mafia: i boss scendono in campo. Pronta una lista per le amministrative
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I padrini siciliani hanno perso fiducia negli intermediari della politica. Ed è per questo che scendono in campo con tanto di candidato. Il progetto, un intreccio tra politica e mafia, era quello di fare una lista civica per le imminenti elezioni amministrative. “Voglio fare una bella lista civica, senza partito – diceva il boss – una lista con i cristiani giusti, se no non fai niente”.  

Il laboratorio della politica mafiosa è nato a Misilmeri. Si tratta di un grosso centro del palermitano in cui operava un clan storico di Cosa nostra con a capo Salvatore Sciarabba, già arrestato per mafia e nome storico di Cosa nostra.

Questa notte l’indagine della Procura di Palermo e dei carabinieri del nucleo investigativo ha portato a otto arresti. È stato svelato il progetto lanciato da un gruppo di boss della provincia per le elezioni amministrative che dovevano tenersi in questi mesi: “Se non c’è una candidatura giusta – dicevano – noialtri restiamo sempre fuori da tutte le parti”.

Sono stati registrati in diretta i summit. In uno di questi, risalenti al 2017, si parlava di politica con uno sguardo proprio alle elezioni di quest’anno.

“Nonostante i colpi inferti – spiega il generale Arturo Guarino – la struttura criminale continua a mostrare grandi capacità di rigenerazione e tenta ancora una volta di controllare il territorio con varie attività, sia nel campo economico che in quello delle infiltrazioni nelle amministrazioni comunali”.

I boss volevano avviare un vero e proprio percorso per creare la loro lista

Così teorizzava l’ideologo del clan, Domenico Nocilla, che aveva lanciato l’idea della formazione civica: “Noi abbiamo un amico in comune – diceva – si chiama Nino… Nino Calandrino… da tempo che glielo dico, Nino candidati”. L’ideologo della politica mafiosa spiegava: “Se non sei là dentro non ci esce niente, quindi pare che sia convinto, fermo restando…che non diamo disturbo a nessuno”.

La rottura con la politica della Prima Repubblica era già avvenuta alla vigilia delle stragi Falcone e Borsellino, il 12 marzo 1992, con l’omicidio dell’eurodeputato Dc Salvo Lima, ritenuto colpevole di non essersi interessato abbastanza per evitare le condanne del maxiprocesso. Dopo le stragi, era poi arrivato il tentativo di un pezzo di Cosa nostra di creare un movimento autonomista, Sicilia Libera.

Il partito della mafia

L’idea di costituire un partito della mafia è comunque rimasta. A Misilmeri i boss puntavano tutto sulla lista civica. Un progetto mai concretizzato per via dell’operazione “Cupola 2.0” che ha portato in carcere mafiosi protagonisti della riorganizzazione dei clan. Fra questi Filippo Bisconti, coreggente del mandamento assieme a Sciarabba e Vincenzo Sucato, reggente della famiglia di Misilmeri, morto per Covid in carcere.

Le intercettazioni

Il blitz di oggi

Con il blitz di oggi si blocca un altro progetto del mandamento mafioso di Misilmeri, che era impegnato soprattutto nelle estorsioni a imprenditori e commercianti, per rimpinguare le casse dell’organizzazione. I provvedimenti riguardano: Salvatore Sciarabba, Claudio Nocilla, Stefano Casella, Giuseppe Bonanno e Alessandro Imparato.

Un sesto provvedimento è per Carlo Noto, l’imbianchino che ospitava a casa sua i summit del clan di Misilmeri: dal 2018, risulta emigrato per motivi di lavoro negli Stati Uniti, non è stato possibile arrestarlo. Ai domiciliari sono andati invece Giuseppe Rizzo e Giuseppe Contorno.

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