Politica e vaccini: le lobby di Bruxelles e i 'conflitti' di Draghi e von der Leyen
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“Si rischiano sprechi di denaro pubblico, interferenze straniere durante le campagne elettorali, tentativi di corruzione di aziende interessate, gravissime manipolazioni sui social”.

Non c’è dubbio che a Bruxelles la politica è attenzionata dalle lobby. E lo ribadiscono proprio i diretti interessati: la Ue dice che la gestione economica dei partiti politici e delle fondazioni europee è assai difettosa.

La vice della presidente Ursula von der Leyen e commissaria europea ai Valori e alla Trasparenza, Vera Jourová, spiega che “Troppi politici europei cercano di avere denaro dai russi”. Un sistema di partiti e fondazioni, dunque, che sta per saltare. 

Iniziamo dai numeri

Per il prossimo anno l’Unione ha confermato uno stanziamento complessivo di 69 milioni di euro: 46 per i partiti e 23 per le fondazioni. L’Unione distribuisce fondi pubblici a dieci partiti politici e alle rispettive dieci fondazioni. Tra questi l’Ecr, un agglomerato di estrema destra che sta per accogliere anche il Fidesz dell’ungherese Viktor Orbán. C’è poi Identità e democrazia, patto fra Lega di Matteo Salvini e Rassemblement National di Marine Le Pen e altri sovranisti.

All’Ecr, la cui presidente è Giorgia Meloni, vanno quasi 6 milioni di euro. Altri introiti provengono dai contributi privati per cifre che si aggirano dai 100 ai 200.000 euro. Il limite per il singolo donatore è di 18.000 euro annui per il partito e la fondazione, dunque 36.000 in totale. Fino a 1.500 euro i privati sono schermati dalla privacy e fino a 3.000 c’è bisogno del loro consenso per rivelarne il nominativo, soltanto sopra i 12.000 il dato viene divulgato in maniera immediata dall’Autorità europea di controllo.

Le grandi lobby digitali

Tra i divieti c’è quello per cui i partiti europei non possono accettare denaro elargito da aziende non comunitarie tranne che le aziende abbiano una sede nell’Ue. E difatti le multinazionali, che lavorano per affari e spesso per comodità fiscali anche nell’Unione, sono sempre generose con i partiti europei.

I liberali di Alde, in questa legislatura, hanno beneficiato del supporto (dai 12 ai 18.000 euro) di Uber, Sky Uk, Google, Bayer, Deloitte, Microsoft Global Finance, The Walt Disney company, Syngenta (agroalimentare). E i socialisti del Pse (in cui c’è il Pd) hanno ricevuto le attenzioni di Coca Cola, Microsoft, AT&T Global Network, Burson Marsteller (pubbliche relazioni). Come riferisce L’Espresso, gli americani di AT&T con equità hanno sostenuto anche la fondazione dei Popolari (in cui c’è Forza Italia) e il partito dei Conservatori del presidente Meloni.

I conflitti d’interesse

C’è un altro aspetto interessante riguardo la pressione delle lobby sulla politica. Partiamo dal presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen che sta pensando alla possibilità dell’obbligo dei vaccini per tutti gli abitanti dell’Unione Europea. Insomma, vaccino o morte per riprendere il concetto di alcune settimane fa di Mario Draghi. Ma del presidente del Consiglio italiano ci occuperemo tra poche righe.

Si possono sollevare dubbi sulle decisioni politiche degli amministratori pubblici? Non solo si può ma si deve. Specie quando possono esserci dei conflitti d’interesse. Pare che nella società del Covid sono spariti i dubbi e i conflitti di interessi tra scienziati-medici, politici e case farmaceutiche.

La Commissione Europea tiene nascosti i contratti dei vaccini anti-Covid e nessuno dice nulla. I contratti sono in larga parte oscurati ed è negata l’autorizzazione a divulgare le informazioni contenute. Perché? Appare normale anche che parte della comunità scientifica non abbia accesso ai dati grezzi delle sperimentazioni che hanno portato alla creazione dei vaccini e non abbia accesso alle autopsie post reazioni avverse, quando vengono eseguite. Nessuno parla dello scandalo Pfizergate, pubblicato dal British Medical Journal, che rivela falsificazioni nei trial medici. È un tabù affermare che i più potenti fondi di investimento e le banche, che pensano a fare soldi e non a salvare persone, sono dentro le principali società farmaceutiche coinvolte nella vaccinazione anti Covid di massa. Non dimentichiamo che le uniche informazioni che ricevono i medici italiani siano dalle case farmaceutiche.

Ema, Aifa, le agenzie regolatorie e i condizionamenti politici

Durante il Covid è diventato un tabù mettere in discussione l’indipendenza e la santità dei soggetti coinvolti. Sarà sicuramente tutto normale. Come il fatto che le industrie farmaceutiche, attraverso i loro pagamenti, supportino l’86% del bilancio dell’Agenzia EMA, l’agenzia dell’Unione Europea che valuta i farmaci. Per una maggiore indipendenza l’EMA avrebbe potuto ricevere fondi dal bilancio della UE. Il direttore esecutivo dell’EMA è nominato dal Cda dell’EMA, su proposta della Commissione Europea. Così come in Aifa, agenzia italiana del farmaco, le nomine dei vertici sono fatte dal Ministro dell’Economia e delle Finanze, dal Ministro della Salute e dalla Conferenza Stato-Regioni. Quindi la politica pesa negli organismi di vigilanza..

Lo scambio di messaggi tra Ursula von der Leyen e l’Ad di Pfizer

Uno degli attori principali di tutta questa partita è la Commissione Europea e il suo presidente, la tedesca Ursula von der Leyen.

Alcuni mesi fa von der Leyen è stata al centro della richiesta dell’ufficio del difensore civico dell’Unione, Emily O’Reilly, di fare chiarezza sullo scambio di messaggi tra lei e l’amministratore delegato di Pfizer, Albert BourlaSi tratta di sms, mandati e ricevuti dai due durante i negoziati sulla fornitura all’Ue di 1,8 miliardi di dosi del vaccino anti-Covid. La questione è stata sollevata dal New York Times che ha posto diverse domande, mai affrontate dai media in Italia.

Gli sms rientrerebbero nel concetto di “documento” previsto dal regolamento 1049/2001, il quale stabilisce che in caso di mancata diffusione pubblica i richiedenti possano rifarsi al difensore civico. La Commissione europea ha ricevuto una richiesta di accesso allo scambio di messaggi da un giurista olandese, Martijn Nouwen, ma ha presentato un diniego sostenendo fossero stati tutti cancellati. Ogni mese, la Commissione Europea cancella diverse migliaia di email e sms e i messaggi WhatsApp non vengono archiviati.

Già nel 2019 la von der Leyen fu criticata per un cellulare “ripulito”, ritenuto prova chiave in uno scandalo di appalti al ministero della Difesa tedesca che lei guidava e che era molto prodigo di finanziamenti a società private.

Il marito di Ursula von Der Leyen, dirigente in azienda di terapia genica per i vaccini

Proprio in questi giorni è esploso il capitolo riguardante il marito della von Der Leyen. Heiko von Der Leyen risulta infatti essere, come direttore medico, nel team di gestione di Orgenesis, azienda di biotecnologia americana specializzata in terapie cellulari e geniche, proprio le stesse tecnologie coinvolte nei vaccini a mRna utilizzate dalle più note case farmaceutiche contro il Covid. E sono le stesse su cui la moglie Ursula ha chiuso in fretta i contratti d’emergenza con Pfizer.

Nel maggio 2020 Orgenesis – come riporta Affari italiani – annuncia con grande enfasi a CNN Business una piattaforma di vaccini contro il COVID-19: “la Società ha lavorato in modo aggressivo negli ultimi mesi per riutilizzare la sua piattaforma di vaccini cellulari mirati ai tumori solidi per l’uso contro le malattie virali”.

Mario e Federica Draghi

E torniamo al premier Draghi. La figlia Federica è una manager che lavora nell’ambito farmaceutico e delle biotecnologie. Recente è la notizia che riguarda proprio il lancio del progetto “Xgen Venture Life Science”, si tratta di un “fondo comune di investimento alternativo di diritto italiano, mobiliare, di tipo chiuso, riservato, rientrante nella categoria dei fondi per venture capital qualificati”, di cui Draghi jr risulta una delle fondatrici.

A lanciare il progetto è stato il gruppo Xgen partners, gruppo fondato a giugno scorso, il cui capitale risulta suo al 30%, per un altro 30% risulta di Daniele Timothy Scarinci e al 40% di Paolo Fundarò. Con la stessa società nel giugno scorso è stata fondata anche la Xgen sgr in attesa delle autorizzazioni ad operare, alla cui presidenza è stato chiamato Carlo Marchetti.

Il verbale del Cda

Nel verbale del consiglio amministrativo del 5 agosto scorso della sgr, si legge che il fondo avrà “una politica di investimento focalizzata su start-up e Pmi innovative ad alto contenuto tecnologico e/o in grado di definire nuove tecnologie, categorie e/o evoluzioni di prodotto nel settore life science, con particolare focus sulle imprese impegnate nello sviluppo e nella commercializzazione di nuove terapie, farmaci, dispositivi medici, applicativi diagnostici e soluzioni nel campo digital healthcare”.

Federica risulta consigliere delegato e “Key manager”sia del fondo che della Sgr e per tale motivazione, in veste di consigliere, dovrà “presentare al consiglio di amministrazione le opportunità di sottoscrivere, modificare o risolvere accordi di collaborazione con le imprese, le università, i parchi scientifico-tecnologici e i centri di ricerca”, “gestire i rapporti” con le stesse istituzioni, “finalizzati allo sviluppo di opportunità e idee di investimento per i Fia (fondi di investimento alternativi) istituiti e gestiti dalla società”.

Come “Key Manager” del fondo, invece, Draghi jr avrà anche la “delega sul personale, con il potere di fare assunzioni, ma anche di trasferire e licenziare gli eventuali dipendenti”. “Sottoscrivere ogni dichiarazione, atto o documento, nonché compiere tutte le attività e gli adempimenti cui il Fondo e la società di gestione del risparmio, in qualità di gestore dello stesso, siano tenuti per legge nei confronti delle autorità di vigilanza, delle camere di commercio e in genere delle pubbliche amministrazioni dello Stato”.

Insomma, sarà facile cadere nel rischio del conflitto di interesse.

Attualmente il fondo “Xgen Venture Life Science”, non è ancora operativo e attende le necessarie autorizzazioni della Banca di Italia e della Consob. 

Di admin

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