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Cosa ha portato Silvio Di Lorenzo alle dimissioni da amministratore delegato della Honda? Potrebbe essere il nuovo volto politico per il Pd abruzzese? Lui nega ma noi pensiamo che qualcosa bolli in pentola.

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«Lascio l’azienda perché a 64 anni mi sembra giusto farlo. Anzi, sono rimasto due anni in più del previsto. Ora faccio il nonno». Con queste parole ci ha congedato Silvio Di Lorenzo attuale presidente della Camera di Commercio di Chieti ed ex amministratore delegato di Honda Italia. «Mi sembra giusto dedicarmi alla mia vita privata e soprattutto ai miei nipotini», questa l’aggiunta del caro vecchio nonno Silvio alle nostre domande riguardo il suo futuro politico. Insomma il “padre” della Honda della Val di Sangro abbandona al proprio destino i suoi “figli” dopo 30 anni di dominio incontrastato all’interno della multinazionale. Più che “padrone” il Silvio regionale è stato considerato il padre di tutti vista la lettera che lui stesso affisse al momento dell’abbandono:«Il commiato è sempre un momento difficile, ma vibrante di emozioni, di pensieri e sentimenti profondi. Desidero rivolgere a tutti voi, uno ad uno, il più sentito ringraziamenti per la fiducia ed il rispetto che mi avete sempre riservato, grazie al quale ho vissuto e consolidato i miei rapporti con l’azienda con grandi soddisfazioni professionali e umane. Vi confesso che per me è stato sempre molto importante e prezioso il tempo trascorso nel dialogare e nell’incontrare ciascuno di voi, nella consapevolezza che l’ascolto è la migliore arma per abbattere le incomprensioni e per rimuovere sfiducia, disillusioni e scoraggiamento. Negli ultimi 30 anni la Honda Italia è stata la mia casa e il mio impegno più grande. La fiducia di cui ho goduto da parte di tutti voi ho cercato di ripagarla ogni giorno con il massimo impegno e la massima dedizione possibile, con a consapevolezza di avere con me la forza e il sostegno di centinaia di persone. Seppure con inevitabili alti e bassi, questo mi consente di dire che il bilancio del mio percorso professionale vissuto in questi 30 anni è assolutamente positivo. Oggi questa stessa fiducia sento di doverla restituire con una scelta importante. Il senso di responsabilità mi ha spinto a prendere la decisione di lasciare l’incarico per aiutare l’azienda a seguire il percorso intrapreso negli ultimi mesi. Dal profondo del cuore faccio i miei migliori auguri a tutti, abbiate coraggio e forza nel continuare a credere in una realtà importante che ha segnato la storia industriale abruzzese degli ultimi decenni». Dopo aver asciugato le nostre lacrime abbiamo riacquistato la nostra sobrietà per cercare di capire il ruolo di Di Lorenzo in politica da qui ad un anno o, più precisamente, fino alle elezioni regionali. Da più parti ci hanno assicurato che il padre “fondatore” di Honda Italia in Abruzzo abbia “mollato” il colosso industriale per due motivi fondamentali: uno per un prossimo impegno politico e l’altro per l’imminente chiusura della “sua” azienda. I salotti politici teatini pare stiano valutando l’ipotesi Di Lorenzo per un’eventuale “discesa in campo”, non si capisce se come leader o come nome da spendere all’interno della lista. Fatto sta che il futuro leader(?) del centro-sinistra ha ribadito ai nostri microfoni che:«non ha mai pensato ad un ruolo politico». Può essere ma Di Lorenzo, per gran parte della giornata di ieri passata al 7° meeting internazionale del mediterraneo, ha parlato di varie questioni strettamente politiche (come documentato nel nostro fuorionda). D’altra parte esistono presupposti per pensare che il buon Silvio si sia tolto anche dall’imbarazzo di comunicare ai dipendenti la totale chiusura di Honda Italia in Abruzzo? Come dire? Prendere due fave con un piccione. Qualcuno potrà dire che se tutto il nostro ragionamento avesse un senso i sindacati sarebbero scesi in piazza da un bel po’ per contestare questa imminente chiusura. Siamo d’accordo, ma rilanciamo: perché i sindacati non hanno ancora comunicato alle maestranze questa scelta aziendale? Come mai? Attendiamo risposte, non solo noi.

 

di Antonio Del Furbo

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