Lara Comi al parlamento europeo
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Lara Comi, l’ex parlamentare di Forza Italia, e Paolo Orrigoni, l’imprenditore titolare della catena di supermercati Tigros ed ex candidato leghista a sindaco di Varese sono stati arrestati. In carcere è finito, invece, Giuseppe Zingale, ex direttore dell’Agenzia per il lavoro Afol.

La Guardia di Finanza di Milano e Varese hanno notificato ai tre un’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Raffaella Mascarino. “Dall’esame degli elementi indiziari – scrive il magistrato – emerge la peculiare abilità che l’indagata Comi ha mostrato di aver acquisito nello sfruttare al meglio la sua rete di conoscenze al fine di trarre” dal ruolo pubblico “di cui era investita per espressione della volontà popolare il massimo vantaggio in termini economici e di ampliamento della propria sfera di visibilità”. E aggiunge: “Nonostante la giovane età, Lara Comi ha mostrato nei fatti una non comune esperienza nel fare ricorso ai diversi, collaudati schemi criminosi volti a fornire una parvenza legale al pagamento di tangenti, alla sottrazione fraudolenta di risorse pubbliche e all’incameramento di finanziamento illeciti”.

Comi, Orrigoni e Zingale erano stati già coinvolti nell’inchiesta “Mensa dei poveri”, per il quale il 30 settembre sono state chiuse le indagini per 71 indagati.

I pm, coordinati dal capo della Dda di Milano Alessandra Dolci, contestano agli arrestati sette capi di imputazione, cinque dei quali riguardano Lara Comi. Tra queste c’è quella riguardante l’accusa di corruzione per la consulenza a favore dell’avvocato Maria Teresa Bergamaschi incassata da Afol: 38mila euro per un doppio contratto. Somma in parte versata a Comi. Per questo motivo Giuseppe Zingale è stato condotto in carcere. L’ex direttore di Afol era già indagato per istigazione alla corruzione per la nomina di Luca Marsico, ex socio del governatore Attilio Fontana, in un ente regionale.

Per ciò che riguarda la Comi deve anche rispondere di due imputazioni di truffa ai danni del Parlamento europeo.

L’ex eurodeputata è finita sotto inchiesta anche per il denaro retrocesso a Comi dal suo addetto stampa, a cui Comi aveva aumentato lo stipendio al fine d’incassarne la differenza ogni mese. “Più volte avevo espresso alla Comi la necessità di trovare una modalità attraverso cui retrocedere delle somme in favore della mia persona, in ragione dei costi che la quotidiana attività politica mi comportava”. A dirlo è stato Nino Caianiello, colui che avrebbe diretto il sistema di tangenti, finanziamenti e nomine pilotate. Lo stipendio dell’addetto stampa dell’epoca dell’eurodeputata, rimborsato dall’Europarlamento, sarebbe stato portato a tremila euro al mese per poi girare 2mila euro a Caianiello.  

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L’altra truffa è riferita a un contratto fittizio di consulenza come collaboratore al Parlamento europeo di Nino Caianiello.

Lo stesso Caianiello, però, era all’oscuro dell’operazione. Gli altri due capi di imputazione si riferiscono al finanziamento illecito e alle fatture false per la finta consulenza da 31 mila euro incassata da una società di Marco Bonometti, attuale presidente di Confindustria Lombardia, e indagato per la stessa vicenda. Gli investigatori sostengono che Lara Comi sapesse di essere nel mirino degli inquirenti e di poter essere indagata. In una conversazione telefonica cerca di concordare versioni da fornire a giornalisti e magistrati. “Comunque oggi io dirò che non ho mai preso 17k (17mila euro), non ho mai avuto consulenze con Afol né di società a me collegate che non esistono...”, dice rivolgendosi a Maria Teresa Bergamaschi. All’amica in affari nel gennaio scorso consiglia di utilizzare “Telegram che è più comodo” e consente la distruzione dei messaggi. “Se dovessero chiamarti non rispondere né al telefono, né agli sms poi ti spiego” spiega la Comi all’amica.

Ai domiciliari il candidato leghista di Varese Paolo Orrigoni

Paolo Orrigoni deve rispondere di corruzione per una presunta mazzetta da 50mila euro pagata per ottenere una modifica al Pgt di Gallarate, sull’area di via Cadore, dove vi era il progetto di apertura di un nuovo supermercato Tigros. Gli episodi sono due: uno riguarda il progetto di costruzione di un Tigros a Baggio e l’altro riguarda l’indagine aperta presso la procura di Busto Arsizio. In questo caso Orrigoni è indagato per induzione indebita: avrebbe dato una consulenza alla compagna del capo dell’ufficio tecnico del comune di Solbiate Olona, per facilitare l’apertura di un nuovo Tigros.

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