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Sono ancora in corso i controlli del Corpo Forestale dello Stato, sulla condizione delle acque del fiume Trigno, in seguito a ripetute segnalazioni che ne denunciavano uno stato di grave inquinamento.

Il fiume nasce limpido e puro a 1200 metri di altezza in località Capo Trigno, in provincia di Isernia per poi sfociare nel mare Adriatico. A quanto pare, però, durante il suo percorso incontra molti agenti inquinanti. E chi la inquina? La domanda ce la siamo posta a giugno di quest’anno quando, un bimbo di soli due anni, fu infettato facendo un bagno al mareGià nel 2010 a Fosso Marino (Vasto) c’erano forti presenze di agenti inquinanti tale da costringere il sindaco di Vasto, Luciano Lapenna, ad installare un cartello con il quale veniva sconsigliata la balneazione. Il ministero dell’Ambiente si occupò, nel 2013, del degrado del fiume.

Fatto sta che il 10 giugno di quest’anno il piccolo Massimiliano, in seguito al bagno in mare, si beccò febbre e forti scariche diarroiche. Una vicenda triste al punto che il papà del piccolo presentò un esposto alla Procura della Repubblica.

Oggi la Forestale fornisce i numeri di ciò che accade sul fiume Trigno.

Sono 34 gli scarichi controllati, di cui 4 comunali, due scarichi a cielo aperto e 28 aziendali; 18 gli illeciti amministrativi accertati (per scarichi non autorizzati, scarichi fuori tabella, derivazioni e scavo pozzi abusivi); 8 le comunicazioni di notizia di reato inoltrate alla Procura della Repubblica di Vasto a carico dell’Ente gestore degli impianti (per scarichi su suolo, scarichi di acque industriali non autorizzati, danneggiamento aggravato di acque pubbliche, getto pericoloso di cose, danneggiamento beni paesaggistici, stoccaggio abusivo di fanghi settici e stoccaggio abusivo di rifiuti liquidi).

I controlli sono stati fatti nei Comuni di Dogliola, Fresagrandinaria, Palmoli e Tufillo. Gli accertamenti hanno evidenziato che molte aziende private scaricano acque reflue domestiche e in due casi acque reflue industriali, in assenza della necessaria autorizzazione. Allarmante appare lo stato degli scarichi comunali, sia da un punto di vista amministrativo (la maggior parte delle autorizzazioni allo scarico, rilasciate dalla Provincia di Chieti, sono scadute), sia quanto al funzionamento degli impianti di depurazione: le analisi dei campionamenti delle acque di scarico posti in essere dai tecnici dell’ARTA di Vasto-San Salvo, infatti, hanno evidenziato il superamento dei limiti tabellari previsti dal Codice sull’ambiente, sia per i parametri biologici, sia chimico fisici. Situazione singolare quella del Comune di Fresagrandinaria, in cui non risulta censito alcun impianto di depurazione: dai controlli effettuati, i due scarichi in cui confluiscono le acque reflue dell’agglomerato urbano, in località Pozzi e La Morgia, risultano vere e proprie fogne a cielo aperto. Nella zona industriale di Fresagrandinaria, invece, l’impianto di depurazione c’è, sin dalla fine degli anni ’90, ma non è mai entrato in funzione: le acque reflue urbane della zona convogliano in due vasche di sollevamento, ove vengono lasciate a ristagnare.

ZdO 

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