Zone di Borgo: il nostro viaggio a Pennapiedimonte
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Il nostro viaggio, come vi avevamo annunciato qualche giorno fa, inizia da Pennapiedimonte, un piccolo comune di 445 abitanti della provincia di Chieti arrampicata sulla Majella.

Piccoli comuni italiani che vengono, sempre più spesso, messi in condizioni critiche dal governo centrale. Le poche risorse destinate ai servizi dei piccoli centri sono rimodulate di anno in anno per far fronte all’indebitamento dello macchina statale.

“Non capisco per quale motivo in Abruzzo arrivano palate di soldi dalla Comunità Europea e non si fanno progetti utili per il territorio” ci dice il sindaco di Pennapiedimonte, Levino Di Placido. “Abbiamo edifici pronti per essere utilizzati per grandi progetti. C’è la scuola antisismica che potrebbe ospitare ricercatori e universitari ma non ci permettono di fare progetti” aggiunge il primo cittadino.

Eppure Levino ne ha fatta di strada per arrivare a governare il piccolo borgo. Il sindaco, infatti, è figlio di emigrati, uno dei tanti che, in quegli anni, ha visto partire i genitori per assicurare un futuro migliore alla famiglia. Cresciuto in Belgio, a Charleroi, Levino è tornato spinto dalla passione di poter cambiare le cose e ridare un’anima a quel paese che ha dato i natali alla mamma e al papà.

C’è, però, anche chi da quei luoghi non se n’è mai andato. Giovanni e Piero sono compaesani, nati e cresciuti in quelle vie. Solo una cosa non hanno in comune: l’età. Giovanni, falegname in pensione, classe 1937, ci racconta dei tempi in cui in piazza c’erano bimbi che giocavano e anziani che si riunivano nella cantina per fare la passatella. Piero, invece, ha preso le redini del forno di famiglia e ora rifornisce paesani e catene commerciali. “Se uno volesse – ci spiega Piero – potrebbe vivere tranquillamente a Pennapiedimonte. Abbiamo l’aria buona, il cibo genuino e una vita sana”.

“Ci sarebbero tante cose da fare a Pennapiedimonte ma i giovani hanno deciso di andare via a cercare chissà cosa” ci spiega Rosa tornata dal Belgio per rimanere per sempre nel paese. “Quando ho aperto la mia attività tutti dicevano che qui non si poteva fare nulla e, invece, l’attività è andata avanti per decenni”. 

Non è però tutto rose e fiori perché i problemi ci sono come ci sono nelle città. A Pennapiedimonte bassa un solo autobus e i servizi minimi mancano. “Ci hanno chiuso l’ospedale di Guardiagrele che era qui a 4km per accatastarci nelle corsie dell’ospedale di Chieti a 30 km” spiega ancora Rosa. “Queste sono le cose che dovrebbero ridarci” aggiunge Piero. “Perché il governo non permette di vivere anche agevolando le tasse per i comuni sotto i mille abitanti?” propone Levino.

E forse la risposta la fornisce lui stesso un attimo dopo: “In Italia il politico una volta arrivato al potere dimentica i suoi elettori.”

Pennapiedimonte porta nel suo grembo le abitazioni partorite nella roccia, educate con la pietra locale. E come il carattere degli uomini di montagna sono raggiungibili solo attraverso gradinate percorribili a piedi. 

Pennapiedimonte nasce su una costa a strapiombo sulla valle. Le pendici su cui si adagia fanno parte del versante orientale della Maiella. Un territorio che si estende per oltre 47 km² e che arriva fino a un’altezza di 2.676 metri. Con i nostri protagonisti cerchiamo di capire se, almeno qui, in questo piccolo borgo, possiamo riscoprire la solidarietà e l’umanità di un tempo. Valori che hanno fatto grande l’Italia.

Il nostro viaggio è appena iniziato insieme ai nostri amici che hanno accettato di raccontarci Pennapiedimonte. Persone genuine, fresche, umane. Proprio come piace a noi. Levino, Rosa, Piero e Giovanni ci hanno preso per mano e condotto nei luoghi della memoria, negli spazi in cui si evocano ricordi e ci si scalda il cuore proprio come attorno a un focolare.

Di admin

Un pensiero su “Zone di Borgo: il nostro viaggio a Pennapiedimonte”
  1. My family is from Pennapiedimonte, we visited in 2018 and we love the beauty of this mountain town!

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