I giudici Creazzo e Turco che indagano su Open
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Lo scontro tra politica e magistratura è tornato di nuovo d’attualità. Uno scontro duro, aspro, che forse rievoca, a torto o a ragione, un passato che non c’è più. E che torna con Renzi, Creazzo e Turco.

Lontani i tempi in cui Silvio Berlusconi parlava dei giudici come persone “mentalmente disturbate” e definiva i giornalisti “invidiosi” del suo successo. Da quel tempo (era il 2003) molta acqua è passata sotto i ponti (a volte provocando disastri) ma, a quanto pare, il rapporto tra politica e magistratura non è stata mai “sanato”. Un po’ perché la magistratura è il vero potere italiano e nessuno ha il coraggio di prenderla di petto in nome della democrazia, un po’ perché, a politici di vasta area, i giudici fanno comodo. Molto comodo. Vuoi mettere il brivido che si percepisce negli ambienti politici quando pm in cerca di visibilità perquisiscono innocenti, mandano avvisi di garanzia e, ancora peggio, arrestano persone (spesso innocenti) alle prime luci dell’alba?

I quasi trent’anni di giustizialismo

La democrazia in Italia, da oltre 20 anni, deve fare i conti con i giudici. In particolare con le correnti all’interno dei tribunali. Nell’arco di quasi trent’anni di “politica attiva” dei magistrati, sono stati spazzati via interi governi, manco a dirlo, democraticamente eletti. Un corto circuito innescato grazie soprattutto a una informazione militante. Dalla condanna a morte della prima Repubblica si arriva, così, a una cosiddetta terza Repubblica fatta di improvvisati e marionette di grossi gruppi finanziari. Una politica che, con i continui colpi sferrati da lobby, giornalisti e giudici, si è resa zimbello nello schiacchiere europeo e internazionale.

L’ennesimo linciaggio

Sul banco degli accusati, oggi, finisce ancora una volta Matteo Renzi che, secondo l’accusa, avrebbe organizzato, per mezzo della fondazione Open, una vera e propria macchina da guerra politica e finanziaria. L’obiettivo, sempre secondo gli inquirenti, sarebbe stato quello di offrire “servigi” ai grossi gruppi industriali. Nella rosa dei finanziatori di Open, tra gli altri, anche il gruppo Toto che, come ha spiegato il Tribunale del Riesame nei giorni scorsi, ha effettuato operazioni “dissimulatorie” per finanziare la politica.

Renzi non ci sta e attacca tutti

La reazione dell’ex premier non è tardata ad arrivare attraverso due tweet ben assestati. “Noi abbiamo seguito le regole delle Fondazioni – scrive il leader di Italia Viva – I due giudici fiorentini dicono che Open era un partito (!). Chi decide come si fonda un partito? la politica o la magistratura? Colpisce il silenzio di commentatori sul punto, decisivo per la democrazia di un paese. Tutti zitti?”. E in un altro tweet aggiunge: “Entrate e Uscite di #Open sono tutte tracciate. Trasparenza al massimo. Magari le altre fondazioni fossero state trasparenti come Open”.

Poi si chiede: “Qualcuno prima o poi unirà i fili di ciò che è successo in questi mesi: a me sembra tutto molto chiaro. Basta avere un po’ di pazienza e a noi la pazienza non manca. Lasciamo che ci siano le indagini, i processi, le sentenze. E rispettiamo il lavoro dei giudici, dei finanzieri, dei giornalisti. Se poi altri partiti utilizzano questa vicenda per chiedere commissioni di inchiesta sui partiti e sulle fondazioni io dico che ci sto. Anzi, rilancio: dovremmo allargare la commissione di inchiesta anche a quelle società collegate a movimenti politici che ricevono collaborazioni e consulenze da società pubbliche. Italiane, certo. Ma non solo italiane. Noi siamo per la trasparenza, sempre. E i processi li vogliamo fare nei tribunali, non nei social.”

I giudici che accusano Matteo Renzi: Creazzo e Turco

Ad accusare l’ex premier sono due giudici su cui passato emergono ombre. Giuseppe Creazzo è il capo della Procura della Repubblica di Firenze, l’ufficio che ha chiesto il provvedimento di custodia cautelare ai danni dei genitori di Matteo Renzi. Creazzo fa parte della corrente centrista delle toghe Unicost ed è protagonista di un’importante carriera tra Reggio Calabria, ministero della Giustizia, Palmi e, appunto, Firenze.

A lavorare con lui all’inchiesta su Tiziano Renzi e Laura Bovoli, è Luca Turco. Ed è proprio lui il titolare del fascicolo che riguarda le ipotesi di reato di bancarotta fraudolenta e di false fatturazioni. Turco è nato a Pisa il 24 dicembre 1954 ed è considerato un magistrato d’azione ed eletto nella giunta regionale toscana dell’Anm nel 2005, tra le fila della lista di Magistratura Democratica (corrente di “sinistra” delle toghe) e Verdi. Negli ultimi anni Turco si è occupato di diverse inchieste importanti e avviato indagini legate a fenomeni corruttivi (o presunti tali) e reati finanziari.  Creazzo si era occupato della vicenda delle spese della Provincia di Firenze ai tempi in cui Matteo Renzi ne era il presidente. Vicenda poi chiusasi con l’archiviazione. 

L’inchiesta sull’ospedale di Careggi

I nomi dei due giudici finiscono in un’inchiesta che coinvolge il Careggi. Nei mesi scorsi è stato presentato un esposto alla procura di Genova sul concorso per la direzione della chirurgia maxillo facciale, bandito nel 2014 e vinto due anni più tardi da Giuseppe Spinelli. Nella denuncia viene fatto il riferimento anche a un magistrato del distretto toscano. E così i finanzieri di Genova si sono presentati al Careggi con un decreto di esibizione per acquisire la documentazione relativa al concorso di maxillo-facciale e agli interventi effettuati dal chirurgo Spinelli. Nel dicembre 2014 c’erano stati i colloqui con gli aspiranti primari e Spinelli era arrivato primo. Alcuni dei candidati avevano però contestato i risultati ritenendo che il chirurgo di Careggi avesse riportato un numero di interventi inferiore a quello reale. Nel novembre 2015 l’inchiesta penale è stata archiviata e così nel 2016 Spinelli è stato chiamato a ricoprire l’incarico.  

L’esposto-denuncia a Creazzo e Turco

E nell’esposto-denuncia sono finiti proprio il capo della Procura di Firenze Giuseppe Creazzo e il pubblico ministero Luca Turco. Le accuse ipotizzate furono omissione di atti d’ufficio, falso ideologico, concussione e omessa denuncia. In sostanza la procura sarebbe stata colpevole di aver archiviato due diversi esposti, come detto entrambi archiviati, che contestavano il curriculum e la condotta di Spinelli. Il terzo esposto, presentato alla Procura di Genova, metterebbe nel mirino la gestione delle inchieste sui presunti concorsi truccati da parte della Procura di Firenze. Come ha riportato Il Fatto, sotto accusa, oltre alle “condotte di Creazzo e Turco”, ci sarebbe anche “il ruolo di un ufficiale della Finanza e di Tommaso Coletta, il pm titolare dell’inchiesta che pochi mesi fa ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di 16 medici (8 docenti universitari sono stati interdetti, ndr), con l’accusa di aver turbato le procedure concorsuali”.

La Finanza in Procura

La mattina dell’8 maggio scorso i finanzieri del Gico acquisirono i documenti dell’inchiesta sui colleghi fiorentini Creazzo e Turco.  

Il dettaglio dell’esposto

L’ipotesi di reato rilevava che le indagini non vennero svolte in maniera adeguata. Non furono accolte, in alcuni casi, le richieste di intercettazioni della polizia giudiziaria, come nel caso dell’ultima inchiesta su Careggi, coordinata dal pm Tommaso Coletta, che a febbraio ha portato all’emissione di otto misure interdittive. Per legge la richiesta al gip di intercettazioni può essere formulata solo dal pm perché rientra nel suo potere di direzione delle indagini. Il procuratore aggiunto di Genova Vittorio Ranieri Miniati e la pm Sabrina Monteverde aprirono un fascicolo ipotizzando i reati di concussione, abuso d’ufficio, omessa denuncia e omissione di atti d’ufficio in merito a diversi episodi elencati nell’esposto.  

Le indagini nel mirino dell’esposto

Nel gennaio 2015 un avvocato presentò una segnalazione all’azienda ospedaliera per conto di un cliente anonimo denunciando delle irregolarità del curriculum di Spinelli. I vertici di Careggi, dopo aver aperto un’inchiesta interna, trasmisero il fascicolo alla Procura. L’inchiesta venne condotta dal pm Luigi Bocciolini e si concluse con un’archiviazione. Nell’aprile 2016 un nuovo esposto anonimo aveva chiesto altre indagini su quel concorso ma quando il pm Luca Turco chiese di visionare il fascicolo vecchio quelle carte sembravano essere sparite.

In realtà, si ricostruì dopo, era stato un finanziere in servizio alla Procura ad avere acquisito il fascicolo per tentare di far ripartire autonomamente le indagini dopo aver ricevuto notizie nuove da una “fonte confidenziale”. Quel finanziere finirà indagato per abuso d’ufficio. Insieme a lui anche l’avvocato che aveva firmato il primo esposto e il cliente anonimo che, si scoprirà poi, era l’autore del secondo esposto, un medico specializzando. Anche questo fascicolo si chiuderà con un’archiviazione.

L’affaire nomine

Nel periodo caldo dell’inchiesta su Palamara, viene fuori, nuovamente, il nome di Creazzo. Erano giorni, infatti, in cui si giocava la partita per la nomina del nuovo procuratore di Roma e i giudici di Genova indagavano sui magistrati di Firenze: il procuratore Giuseppe Creazzo e il procuratore generale Marcello Viola entrambi candidati al posto nella Capitale 

Le carte in dettaglio

A fine gennaio, depositate le candidature al Csm, comincia il gioco. A marzo arriva a Perugia l’esposto del pm romano Stefano Fava sul presunto conflitto d’interessi di Pignatone e del procuratore aggiunto Paolo Ielo nella gestione di un’indagine per corruzione, su indagati che avevano rapporti professionali con i loro fratelli. Al tempo stesso da Firenze parte un altro esposto, destinazione Genova. Slegato dal primo, ma con significative analogie: tempistica, profilo dell’autore, bersagli, condotta contestata. Circostanze che la Procura ligure ha valutato con nuove lenti, dopo la diffusione dei primi atti dell’inchiesta di Perugia che ha svelato le trame sulle nomine. Il dossier arrivato da Firenze è “indubbiamente argomentato”, per citare una qualificata fonte giudiziaria. 

 L’esposto accusa Creazzo di comportamenti anomali, adombrando l’ipotesi d’un raffreddamento di delicate inchieste per inconfessabili motivazioni personali. La Procura genovese apre un fascicolo come già detto.

La sorella del magistrato

La seconda vicenda riguarda un’altra inchiesta a sfondo sanitario e prende di mira pure Luca Turco, decano della Procura fiorentina, braccio destro di Creazzo. La contesa nasce dal dissenso rispetto alla strategia investigativa della Procura. I cui vertici, secondo gli esposti, avrebbero “limitato” alcune attività investigative più invasive (intercettazioni) non dando seguito alle richieste della polizia giudiziaria. Ciò al fine di tutelare la sorella di Turco, manager di peso nella sanità toscana. Uno degli accusatori di Creazzo e Turco è un maresciallo della Finanza, che già in passato aveva interloquito con in pm con disinvoltura portata all’ attenzione anche dei suoi superiori.

Ci si aspetta la fatidica iscrizione di Creazzo nel registro degli indagati per considerarlo ufficialmente morto nella corsa per la Procura di Roma. E giustificare così la convergenza della sua corrente, Unicost (la stessa di Palamara), su Marcello Viola, nel frattempo preferito da Magistratura Indipendente a Franco Lo Voi.

I voti al Csm 

Il 23 maggio, quando in Commissione Viola prende 4 voti, Lo Voi e Creazzo ne prendono uno a testa. Unicost potrebbe difendere il suo candidato.

Nulla di fatto

“Allo stato – ribadisce un’ altra fonte accreditata del palazzo di giustizia genovese – non sono emersi elementi che colleghino in via diretta l’ esposto alle trame sulla capitale. Certo quando un magistrato denuncia un altro magistrato, si tratta sempre di un’ azione eclatante”.

di Antonio Del Furbo

Di admin

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