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Erano le 22.35 del 23 marzo 2004 quando Davide perse la vita lungo la strada statale 193 nel comune di Augusta (Siracusa). La corte d’Appello di Catania ha condannato Antonino Foraci per la morte del giovane carabiniere e la fidanzata perché proprietario dell’animale. 

E Foraci non è uno qualsiasi perché a gennaio di quest’anno è stato condannato a 9 anni in appello per la ricostituzione del clan dei Bontempo Scavo di Tortorici insieme alle famiglie Aglieri-Rinella di Palermo e i Santapaola di Catania. Un’operazione bloccata con un blitz del 2008 denominato ‘Rinascita’, coordinato dalla Dda di Messina e grazie al quale sono state condannate 11 persone, tra cui alcuni già detenuti per altri processi.

Un uomo che forse fa molta paura visto che il padre del giovane ucciso, Roberto Rossitto, ha dovuto affidare la perizia sulla dinamica dell’incidente a Stefano Moretti, perito di Vasto (Ch). Nessun professionista dalle parti di Augusta (Sr) disposto ad effettuare una ricostruzione su quanto accaduto quella tragica notte del 2004. Una relazione da cui sono venute fuori responsabilità anche da parte dell’Anas e della Asl, i quali nonostante fossero stati a conoscenza del rimessaggio delle vacche in prossimità della super strada, non presero nessun provvedimento nei confronti di Foraci affinché spostasse gli animali mettendo in sicurezza la dimora.

“Mio figlio quella sera stava percorrendo la strada a bassa velocità” ha raccontato a Zone d’ombra Tv il papà Roberto “mentre i poliziotti, giunti sul posto alle 22.15 per deviare il traffico, dopo che un cittadino aveva informato il 113 della presenza del bovino, hanno sostenuto che mio figlio procedesse ad altissima velocità” ha aggiunto Roberto. “Come hanno fatto a dichiarare questo ad occhio, senza autovelox e di notte?”.

Dalla perizia di Moretti si evince che Davide potesse procedere ad una velocità tra gli 83 Km/h ed i 91 Km/h e che la “situazione è degenerata a causa dell’incuria, della trascuratezza e della irresponsabilità con cui l’ente proprietario ha affrontato la vicenda SS 193″. Una situazione, quella del pascolo libero, che più volte si è ripetuta sul tratto stradale. Davide per evitare il poliziotto avrebbe sterzato e colpito l’animale. “Perché gli agenti erano sprovvisti di illuminatori e giubbini?” si chiede Roberto. Tra l’altro a quell’ora il traffico era notevolmente aumentato per via degli operai che dalle fabbriche staccavano per tornare a casa. “Verosimilmente è accaduto che il corpo del conducente privo di sensi ha continuato a gravare sull’acceleratore fino a che l’urto contro il guardrail sulla destra lo ha spostato ed il veicolo si è andato a fermare sul guardrail di sinistra” si legge nella perizia tecnica. Quindi il mistero della frenata a fine corsa che pare non appartenere all’auto di Davide. Il carabiniere, dopo l’impatto, ebbe uno shock emorragico e fu trasportato in ambulanza presso l’ospedale di Augusta e successivamente presso il nosocomio di Catania. La vittima con politrauma non fu applicato il collarino e fu tenuto in ospedale per 4 ore:”Poteva essere salvato” dice il papà di Davide “se solo avessero rispettato tutte le procedure di legge. Mio figlio doveva essere operato entro un’ora come prevede il diritto internazionale: perché non è stato prelevato in elicottero e operato subito? Io ad oggi non son ancora chi ha portato mio figlio in ospedale” aggiunge ancora Roberto.

L’avvocato Dario Fazio di Catania, che originariamente aveva preso le difese del padre, comunicò sette giorni prima della udienza penale di discussione avanti al GUP la rinuncia al mandato. Querelò lo stesso genitore difeso e la mancanza di fiducia per la prosecuzione del mandato richiedendo la somma di euro 21mila euro di onorari. A lui subentrò l’avvocato Gianmarco Cesari del foro di Roma quale avvocato della Aifvs. Il 7 luglio 2005 si oppose ad una richiesta del Pm ad un anno (e quindi otto mesi finali di reclusione con il rito abbreviato). Il Giudice per le Indagini Preliminari Tiziana Carrubba parlò di “incongruità” della pena di fronte alla gravità del reato e condannò l’imputato ad una pena superiore a quella richiesta dal PM nell’ambito del rito abbreviato. Il processo civile per la tragica morte dei due giovani si svolge nei confronti del proprietario della mucca e dell’Anas e del Ministero dell’Interno.

Al funerale di mio figlio è venuto persino il ministro della Difesa. Ma un paio di mesi dopo è morto un altro carabiniere qui vicino per lo stesso motivo ma non è andato nessuno. Perché?” chiede Roberto.

Antonio Del Furbo

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