Open, la fondazione che riceveva soldi dall'industria del tabacco
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L’obiettivo delle multinazionali del tabacco era quello di neutralizzare emendamenti sgraditi, e per avvicinare pezzi del Parlamento e del Governo.

Dicono questo le informative depositate con la chiusura dell’inchiesta Open, in cui sono indagati tra gli altri Matteo Renzi, Maria Elena Boschi, Luca Lotti, Marco Carrai e l’avvocato Alberto Bianchi.

Quello dei rapporti tra esponenti di British american tobacco (Bat) Italia e pezzi del Giglio magico rappresenta uno dei filoni principali. E ha portato all’accusa di corruzione per Lotti, Bianchi e per due manager di Bat, il vice presidente Gianluca Ansalone e il responsabile relazioni esterne, Giovanni Carucci.

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L’azione di lobby si sarebbe realizzata su più fronti, fino a premere anche sull’allora ministra della salute Beatrice Lorenzin (non indagata). Che, sentita dai pm, ha negato di aver dato seguito alle richieste: “Non ho sollecitato alcun intervento”. Il riferimento è a una mail da lei ricevuta il 12 maggio del 2015 da Bianchi, presidente di Open, con oggetto “procedura comunitaria su pacchetto generico”; un promemoria, secondo la ricostruzione, sul contenzioso pendente alla Corte di giustizia sulla possibilità per gli Stati membri di rendere ancora più rigide le misure imposte da una direttiva Ue. Bianchi parla di “fughe in avanti” di alcuni Paesi e chiede un sostegno:

Bianchi: “Si tratta semplicemente di sensibilizzare l’Avvocatura perché partecipi alla fase orale del rinvio pregiudiziale un tuo intervento sarebbe ovviamente decisivo”.

Lorenzin: “Molto interessante”.

Due ore più tardi l’avvocato torna alla carica con Lorenzin, chiamando in causa il capo ufficio di gabinetto della ministra:

Bianchi: “conosce perfettamente i fatti e credo aspetti un input da te. Mise e Mef sono già per l’ok e hanno già sensibilizzato l’Avvocatura. Ma tu sei decisiva”.

Alla fine l’avvocatura si sarebbe allineata alle (presunte) richieste, circostanza su cui viene chiamata a riferire la stessa Lorenzin il 21 settembre scorso.

Lorenzin: “Quanto all’intervento dell’Avvocatura non l’ho sollecitato e non ricordo quale sia stata la posizione assunta. Ciò lo affermo al netto dell’inopportunità che Bianchi mandasse le email mostratemi. Non sono in grado di chiarire quali interessi rappresentasse Bianchi con riferimento alla vicenda del pacchetto generico”.

A garantire le entrature politiche alla multinazionale sarebbe stato inoltre Luca Lotti, all’epoca ministro dello sport, che insieme a Bianchi si sarebbe speso “in relazione a disposizioni normative di interesse” per la Bat: oltre alla vicenda del pacchetto generico vengono indicati emendamenti alla legge di bilancio del 2016 e del 2017. Le utilità ottenute da Lotti e da Bianchi, secondo le accuse, sono da ricercare nelle elargizioni – 250 mila euro – fatte a Open dalla multinazionale. E nella nomina nel collegio sindacale dell’azienda di un uomo di fiducia del Giglio magico, Lorenzo Anichini, già tesoriere del Comitato nazionale basta un si.

Anichini entra in carica il 26 aprile del 2017, ma 20 giorni prima Ansalone sente il bisogno di aggiornare Lotti:

Anichini: “Caro Luca, ho appena ricevuto conferma da Londra della cooptazione di Anichini, lo chiamo a breve ma volevo in tempo reale aggiornare te innanzitutto”.

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