Quando Giuseppe Conte voleva la spia Marco Mancini alla direzione dell'Aise
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Nel 2019 a voler dare una promozione a Marco Mancini, dirigente del Dis che coordina i Servizi, erano il presidente Giuseppe Conte in persona e il suo più stretto collaboratore, il direttore del Dis Gennaro Vecchione.

A maggio di due anni fa il governo cercava di spartirsi i vertici dei servizi segreti. E Conte, con il sostegno dell’allora sottosegretario M5s Angelo Tofalo e dell’allora vicepremier Matteo Salvini, stava lavorando per nominare Marco Mancini vicedirettore dell’Aise. In quei giorni si consuma un vero e proprio scontro sul nome di Mancini come vice. Nomina per la quale non tutta la maggioranza si trova d’accordo. A settembre 2020 proprio Conte torna sulla questione e insiste sul nome dell’ex agente del Sismi del caso Abu Omar. E Conte trova l’accordo anche di Vecchione.

Il presidente del Consiglio si impegna molto su Mancini, già direttore delle operazioni del Sismi di Pollari. L’allora premier in quei giorni fece molti incontri per posizionare Mancini in poltrona. A novembre 2020 naufraga l’ipotesi Aise e per Mancini si parlava della vicedirezione del Dis, guidato dal fedelissimo di Conte Gennaro Vecchione.

Trattative avvenute mesi prima dell’incontro di Renzi e Mancini all’autogrill, il 23 dicembre 2020.

Sulla gestione da parte di Conte dei servizi segreti proprio Italia Viva aveva sollevato dubbi. E in pieno agosto 2020 arrivò il colpo di mano di Conte, che all’insaputa di tutti e anche del Copasir inserì in un decreto Covid un codicillo per prorogare le sue nomine al Dis e ai Servizi addirittura oltre il mandato del suo governo. Quando fu scoperto grazie dal Corriere, Palazzo Chigi accusò addirittura il giornalista di aver scritto il falso.

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Il decreto del 30 luglio

Il decreto, pubblicato il 30 luglio, e contenente “misure urgenti connesse con la scadenza della dichiarazione di emergenza epidemiologica di Covid-19 deliberata il 31 gennaio 2020”, di fatto cambia le regole del gioco. Consente al presidente del Consiglio di prorogare per altri 4 anni sia l’incarico di Gennaro Vecchione, nominato a dicembre 2018 e in scadenza a fine anno, sia quello di Mario Parente, che sarebbe dovuto terminare il 16 giugno ma è stato prorogato per un altro anno a causa dell’epidemia. Conte lo fa con un proprio provvedimento e senza passare per il Cisr, il Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica, di cui fanno parte – oltre al presidente del consiglio – sei ministri: Esteri, Difesa, Giustizia, Interno, Economia e Sviluppo economico.

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