Rigopiano: un hotel, 29 morti, una giustizia lenta. E un capo della mobile e un ufficiale
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Rigopiano fa paura. L’ombra nera sopraggiunta con le 29 vittime della tragedia non è bastata. Così come non sono bastate le lacrime dei familiari di quelle vittime che, ancora oggi, chiedono giustizia ai tribunali.

Rigopiano appare sempre più come un luogo maledetto. È riapparso in alcune missive di Guido Conti, l’ex alto ufficiale del Corpo forestale toltosi la vita in quello stesso anno. Era stato lui ad aver firmato alcune delle autorizzazioni per il centro benessere dell’albergo abruzzese distrutto da una valanga la notte del 18 gennaio 2017. Si uccise con un colpo alla tempia destra esploso con una pistola calibro 9 a poca distanza dall’auto con cui era arrivato alle pendici del monte Morrone.

A rendere quella fine ancora più tragica fu quello che scrisse in una delle lettere lasciate ai familiari, nella quale Conti raccontava di non aver mai superato il dolore e il senso di angoscia per le vittime della tragedia di Rigopiano. Nella lettera, indirizzata “alla mia famiglia” Guido Conti scriveva tra l’altro: “Da quando è accaduta la tragedia di Rigopiano la mia vita è cambiata. Quelle vittime mi pesano come un macigno. Perché tra i tanti atti, ci sono anche prescrizioni a mia firma”. “Non per l’albergo, di cui non so nulla, ma per l’edificazione del centro benessere, dove solo poi appresi non esserci state vittime. Ma ciò non leniva il mio dolore. Pur sapendo e realizzando che il mio scritto era ininfluente ai fini della pratica autorizzativa mi sono sempre posto la domanda: potevo fare di più?”

Una valanga, 29 morti, una giustizia lenta e una morte di un ufficiale. Ma non è finita.

Alla narrazione si aggiunge un altro fatto: il tentato suicidio dell’ex capo della Squadra mobile di Pescara. Pierfrancesco Muriana ha tentato di togliersi la vita poche ore prima di essere sentito in Procura. Aveva parlato di presunti depistaggi e di telefonate occultate a proposito della tragedia dell’Hotel Rigopiano. “C’è stata una manovra di depistaggio che è proprio il tema dell’inchiesta bis sull’occultamento di questa telefonata”, aveva detto. Il riferimento, dunque, alla chiamata fatta in Prefettura il giorno della strage da parte del cameriere dell’hotel Gabriele D’Angelo. “Aveva capito che stava succedendo qualcosa di brutto”, ha raccontato il fratello gemello di Gabriele. 

La Procura aveva fissato per ieri mattina l’incontro con Muriana per ascoltarlo su questi fatti. Ma non si è presentato. L’ex capo della Squadra mobile deve rispondere di calunnia nei confronti di carabinieri. Dopo ore di attesa, Muriana viene trovato da una pattuglia dei Forestali nei pressi di Francavilla al Mare (Chieti) riverso nella sua autovettura. “Sono estraneo alla vicenda di Rigopiano” aveva scritto in un biglietto.

Nell’inchiesta bis sulla tragedia di Rigopiano sono finiti non solo quelli indagati per presunto depistaggio ma anche chi doveva indagare. Le prime indagini sulla prefettura di Pescara, il luogo dove sarebbe scomparsa la telefonata di Gabriele D’Angelo, le ha fatte la Squadra mobile di cui Muriana era il capo. “Ho avuto l’impressione di aver fatto una scoperta importante, perché spostava l’orologio della richiesta dei soccorsi. Sarà il processo a dire se cambiava o meno l’esito, però sicuramente era un elemento che andava messo nel patrimonio informativo” disse alle Iene. Si sapeva, insomma, già dal mattino delle difficoltà all’hotel Rigopiano. “Se quella telefonata fosse stata nascosta… sarebbe grave”, sosteneva Muriana.

Che qualcosa non quadri anche a livello istituzionale ne è la prova dei 7 avvisi di garanzia inviati dalla Procura, con l’accusa di frode in processo penale e depistaggio, a carico del personale della Prefettura di Pescara. Tra questi anche l’ex prefetto. Le accuse sono pesanti: occultamento del brogliaccio delle segnalazioni del giorno 18 gennaio 2017 alla Squadra Mobile di Pescara. L’azione intentata dall’allora prefetto, Francesco Provolo, era quella di nascondere la chiamata di soccorso fatta alle 11.38 dal cameriere Gabriele D’Angelo al centro coordinamento soccorsi.

Cosa c’è dietro Rigopiano?

 

di Antonio Del Furbo

antonio.delfurbo@zonedombratv.it

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