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Gli italiani, oltre ad essere un popolo di creduloni, hanno anche la memoria corta. E Donato Di Matteo è un italiano. Non sappiamo se sia un credulone ma sicuramente ha carenza di fosforo nell’organismo visto che, a quanto pare, ha dimenticato di riportare nel suo mini curriculum la propria attività nell’azienda acquedottistica.

Eppure Di Matteo è stato presidente dell’Aca SpA dal 1994 al febbraio 2005. L’ex Vicepresidente e poi Presidente dell’Azienda Comprensoriale Acquedottistica, gestore del Servizio Idrico Integrato dell’Ato 4, ha però riportato la sua esperienza ‘lavorativa’ sul suo sito internet. Come mai? Semplice. Di Matteo essendo stato investito di carica pubblica grazie ai voti presi si è autorizzato a rimuovere parte del passato che non gli piace o che, forse, non vuol far sapere ai cittadini.

In parte possiamo arrivare a comprendere il suo imbarazzo. “È bene ricordare – spiega Corrado Di Sante Segretario provinciale PRC Pescara – che Donato Di Matteo, presidente dell’Aca SpA fino al febbraio 2005, ha bellamente dichiarato di non leggere le lettere indirizzate al suo ente nelle quali già nel 2004, ARTA e ASL  allertavano il gestore acquedottistico della contaminazione dei pozzi S. Angelo, situati a valle del polo chimico di Bussi”.

Tra l’altro proprio il prossimo 15 luglio comincerà il processo ai vertici aziendali dell’ACA e tra gli altri a Giorgio D’Ambrosio ex presidente dell’Ato per aver immesso in rete acqua contaminata. “ACA e ATO – prosegue Di Sante – , nei cui CDA sedevano i big del PD a cominciare da Donato Di Matteo e Giorgio D’Ambrosio, erano a conoscenza dei fatti sin dal 2004, mentre  i cittadini hanno dovuto attendere la scoperte delle discariche nel marzo 2007 e le denunce di Rifondazione, Abruzzo Social Forum e ambientalisti per la chiusura definitiva dei pozzi contaminati e per iniziare a conoscere la verità”.

Il candido Di Matteo avrà sicuramente rimosso anche le conclusioni dell’Istituto Superiore di Sanità che sono agli atti del processo per devastazione ambientale:”L’acqua contaminata è stata distribuita in un vasto territorio e a circa 700 mila persone senza controllo e persino a ospedali e scuole […] La mancanza di qualsiasi informazione relativa alla contaminazione delle acque con una molteplicità di sostanze pericolose e tossiche, solo una parte delle quali potrà essere tardivamente e discontinuamente oggetto di rilevazione nelle acque, ha pregiudicato la possibilità di effettuare nel tempo trattamenti adeguati alla rimozione delle stesse sostanze dalle acque”.  

Peccato che Di Matteo non ricordi questo pezzo di storia abruzzese.

 

Antonio Del Furbo 

 

 

 

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