Autovelox invisibili e multe a raffica: strumento di sicurezza o modo per fare cassa? Dati aggiornati, nuove regole in arrivo e dubbi sulla legittimità delle multe automatiche. Scopriamo se gli autovelox sono diventati “trappole legalizzate” ai danni degli automobilisti.
Le multe stradali automatiche generate da autovelox e telecamere sono sempre più diffuse sulle nostre strade. Molti automobilisti le considerano trappole legalizzate per fare cassa, anziché strumenti di sicurezza. Nel 2024, i Comuni italiani hanno incassato ben 650 milioni di euro dalle multe stradali (+11% rispetto all’anno precedente). Dietro questo “tesoretto” ci sono soprattutto gli autovelox: nelle 20 principali città italiane hanno fruttato 62,1 milioni di euro nel 2024. Casi clamorosi parlano di piccoli paesi con guadagni stellari: Colle Santa Lucia (300 abitanti) ha incassato quasi 400mila euro in un anno con un solo autovelox. Di fronte a questi numeri sorge spontanea la domanda: le multe automatiche servono davvero a migliorare la sicurezza stradale o sono un modo facile per rimpinguare le casse comunali?
Autovelox per il controllo automatico della velocità. Secondo un’inchiesta, circa 11.600 autovelox in Italia non erano omologati, rendendo le multe relative potenzialmente nulle.
Boom di incassi e patente a rischio
Negli ultimi anni si è assistito a un boom di incassi da sanzioni automatiche. Città come Milano hanno registrato 205 milioni di euro di proventi da multe nel 2024 (+39% sul 2023), Roma 169 milioni, Firenze 61,5 milioni. Firenze addirittura detiene il record di 168 euro di multa pro capite per residente. Dietro a questi introiti, gli autovelox giocano un ruolo chiave. A Firenze, ad esempio, i soli autovelox hanno portato 20,5 milioni di euro nel 2024. Non stupisce che molti automobilisti si sentano “tartassati”: c’è chi, come un cittadino marchigiano, ha ricevuto 56 multe in poche settimane a causa di un nuovo autovelox “invisibile” piazzato di sorpresa. Oltre al danno economico, c’è la beffa dei punti patente: queste sanzioni automatiche fanno perdere punti in serie, mettendo a rischio la patente di guida dei meno attenti.
Le proteste crescono: sempre più cittadini denunciano autovelox nascosti o segnaletica insufficiente. Termini come “autovelox-trappola” riempiono le cronache locali. Il caso di Montecosaro (MC) ne è un esempio: un autovelox mobile, posizionato in modo strategico, ha portato a 4.000 multe in poco tempo e a un ricorso collettivo dei conducenti multati. Dati del genere alimentano la percezione che alcuni dispositivi siano installati più per fare cassa che per reale pericolosità stradale.
Multe illegittime e omologazione: il caos normativo
Un altro aspetto inquietante è l’effettiva regolarità legale di molti dispositivi. Nel 2025 è emerso che in tutta Italia circa 11.600 autovelox non erano omologati dal Ministero dei Trasporti, e quindi le infrazioni rilevate da questi apparecchi sono nulle. Questa scoperta ha scatenato un’ondata di ricorsi: migliaia di multe potrebbero essere annullate per vizi di omologazione e taratura. Organizzazioni di consumatori come Codacons e Assoutenti hanno lanciato l’allarme: “senza regole certe si rischia il caos sulle strade delle vacanze”, con conseguenze sia sulla sicurezza sia sulle casse pubbliche. La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha bocciato un tentativo di equiparare una semplice “approvazione” amministrativa all’obbligatoria omologazione tecnica, ribadendo che le multe elevate da apparecchi non omologati sono nulle.
Questo quadro normativo confusionario ha permesso a molti Comuni di utilizzare per anni dispositivi non a norma, incassando multe poi contestabili. La sentenza n. 113/2025 della Corte Costituzionale ha segnato una svolta: impone revisioni periodiche degli autovelox, pena l’irregolarità delle sanzioni. A cascata, il Governo ha introdotto nuove regole stringenti.
Le nuove regole: addio autovelox “selvaggi”?
Dal 12 giugno 2025 entrano in vigore normative nazionali più rigorose sugli autovelox. Ecco le principali novità:
- Distanze minime e autorizzazioni: i Comuni non potranno più disseminare autovelox ovunque; dovranno rispettare distanze minime tra dispositivi e ottenere il parere del Prefetto nei casi previsti.
- Omologazione e taratura annuale: tutti gli apparecchi dovranno essere omologati e tarati annualmente, altrimenti niente multe. Questo perché fino ad oggi solo il 59,4% degli autovelox fissi risultava approvato prima del 2017, lasciando un enorme arretrato fuori norma.
- Segnaletica visibile: fine degli autovelox nascosti dietro ai cartelli. La legge impone che siano preceduti da segnaletica chiara e visibile, per configurarsi come deterrenti e non come imboscate.
- Stop alle “fabbriche di multe”: verrà impedito l’uso di strumenti non omologati, pena valanghe di ricorsi. Già oggi diversi apparecchi sono stati sequestrati in tutta Italia dalle autorità giudiziarie in operazioni anti-“autovelox illegali”. Inoltre, niente più trucchi sulle qualificazioni delle strade: ad esempio non si potrà declassare un tratto urbano a extraurbano solo per usare l’autovelox senza agenti presenti (escamotage denunciato nel caso di Recanati).
Assoutenti ha accolto positivamente queste misure, definendole necessarie per riportare ordine. L’obiettivo dichiarato è evitare gli abusi e ristabilire la fiducia: l’automobilista medio deve percepire l’autovelox come un alleato per la sicurezza, non come un inganno.
Sicurezza stradale vs. cassa comunale: un equilibrio difficile
Resta aperta la domanda centrale: gli autovelox servono a prevenire incidenti o a fare cassa? Da un lato, è innegabile che l’eccesso di velocità sia una delle prime cause di incidenti mortali, e i controlli automatici hanno un effetto deterrente. Nei tratti stradali sorvegliati da Tutor (sistema di rilevamento della velocità media) ad esempio, si sono registrati cali significativi di incidenti gravi negli ultimi anni. Dall’altro lato, l’uso disinvolto di queste tecnologie ha creato distorsioni: comuni che fanno bilancio sulla pelle degli automobilisti. Alcuni piccoli centri hanno entrate da multe sei volte superiori alle loro spese di polizia locale, segno che l’enfasi potrebbe essere più sul lucro che sulla sicurezza. Il caso di Galatina (Lecce) è emblematico: quasi 5,9 milioni di euro incassati da autovelox in una località turistica, diventata un incubo per i vacanzieri.
Molti conducenti ora viaggiano col timore costante di essere colti in fallo per una minima distrazione, magari per un limite poco visibile o un cambio improvviso di segnaletica. Questo stress da multa non giova nemmeno all’immagine delle istituzioni. Servirebbe più equilibrio: campagna di prevenzione e segnaletica ben piazzata prima di ogni autovelox, tarature corrette e tolleranza zero solo verso infrazioni davvero pericolose (eccessi di molto oltre il limite, passaggi col rosso, etc.).
Le multe automatiche e gli autovelox non devono essere né demonizzati né feticizzati.
In un Paese come l’Italia, con oltre 3.100 vittime l’anno per incidenti stradali, ogni strumento di deterrenza è prezioso. Ma la credibilità del sistema è fondamentale: quando i cittadini percepiscono le sanzioni come ingiuste o puramente vessatorie, viene meno anche il rispetto delle regole. Le nuove disposizioni del 2025 puntano a ristabilire fiducia e legalità: stop agli autovelox trappola e alle multe facili, sì a controlli corretti e segnalati. Solo così potremo togliere il dubbio che quelle colonnine arancioni ai bordi strada siano “bancomat” per le amministrazioni. La sicurezza stradale è una cosa seria – e va perseguita senza trucchi.
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